buildingSMART International 2020: Highlights del Virtual Summit

 

Tra il 26 Ottobre 2020 e il 6 Novembre 2020 si è tenuto il buildingSMART International (bSI) Virtual Summit 2020. In questo articolo condividiamo brevemente gli argomenti trattati in alcune delle sessioni che abbiamo seguito. Suddividiamo gli argomenti in:

  1. Le novità dei programmi e progetti bSI
  2. Awards 2020
  3. Aggiornamenti dalle Rooms

Avete perso il Summit o siete interessati a rivederne alcuni punti? Seguiteci e continuate a leggere di seguito!

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Libreria openBIM: dall'ideazione all'utilizzo

Parte 1: Cos'è e cosa contiene

 

Durante uno scambio di informazioni tra diversi soggetti è fondamentale garantire che tutte le parti coinvolte abbiano una comprensione condivisa del significato di ciascun concetto.

Questo vale in qualsiasi situazione e ancor di più nello scambio tra domanda e offerta che avviene tra committenti e fornitori nel mondo delle costruzioni e delle infrastrutture.
Di conseguenza, è buona prassi che le informazioni siano definite e che i concetti oggetto dello scambio siano conservati in una libreria da condividere tra le parti.

Con il presente articolo vogliamo contribuire al discorso ormai pervadente che ha come focus le Librerie BIM. Grazie alla nostra esperienza negli ambiti della modellazione del dato, della modellazione informativa e dell’interoperabilità, possiamo fornire spunti di riflessione e approfondire il discorso sui concetti fondanti di una Libreria openBIM. Il presente articolo è quindi parte di una miniserie serie dedicata all’ideazione e alla realizzazione di Librerie OpenBIM, a partire dall’implementazione da principi definiti nello standard IFC.

Quindi, per cominciare, ci si chiede:

Cos’è una Libreria openBIM?

Per definire cosa sia una Libreria openBIM, ragioniamo prima sul modello BIM.

Il modello BIM è un modello a “oggetti”. Secondo lo standard IFC, al suo interno si possono avere, tra gli altri, tre principali categorie di oggetti BIM (di seguito semplicemente Oggetti):

  1. Oggetti 3D (Elementi o Assemblati);
  2. Gruppi (Sistemi, Zone, ecc.);
  3. Elementi spaziali (Elementi di struttura spaziale, Zone spaziali, ecc.).

I primi (1) hanno sempre una rappresentazione geometrica nel modello digitale (una forma), gli altri (2, 3) sono privi di tale rappresentazione geometrica (figura 1).

 

Figura 1- Categorie di Oggetti presenti in un modello BIM secondo standard IFC

 

Ogni Oggetto potrebbe essere creato ex novo, direttamente nel modello BIM, oppure potrebbe essere inserito nel modello sfruttando un “oggetto generico” già definito. Sono proprio questi “oggetti generici” che una volta collezionati costituiscono una Libreria.

Le librerie sono uno strumento in mano al modellatore, e al verificatore, che permettono di creare un modello BIM, o verificarne il contenuto, senza partire da zero. Tutte le informazioni comuni alla stessa tipologia di oggetti possono essere racchiuse in un “oggetto generico”, il quale verrà utilizzato, o meglio istanziato, diverse volte all'interno del modello. Questi “oggetti generici” corrispondono al concetto di tipologico.

Quindi, potremmo dire che una Libreria openBIM è una collezione strutturata di Tipologici.

I Tipologici di una Libreria openBIM vengono utilizzati durante la produzione di un modello BIM per creare Oggetti, ossia gli specifici elementi presenti nel modello BIM rappresentativi dell’asset reale.

Detto questo, verrebbe spontaneo chiedersi: cos’è un Tipologico? Da dove viene la sua definizione?

Tipologici e Oggetti secondo IFC

La logica per cui un Oggetto del modello BIM può essere creato a partire da un Tipologico è stabilita, in genere, da un modello dati, che rappresenta lo schema di riferimento secondo il quale vengono descritti i dati stessi. Il modello dati IFC, ad esempio, stabilisce la logica che lega un Oggetto a un Tipologico e dà una definizione di entrambi.

In IFC l’Oggetto è definito dall’entità IfcObject, e a tale Oggetto può essere associato un Tipologico (definito dall’entità IfcTypeObject). Come si vede, esiste una forte rapporto di dipendenza tra l’Oggetto e il suo Tipologico.

Il Tipologico definisce le informazioni comuni a tutte le occorrenze (Oggetti) di quel tipo, ed è sempre rappresentato da almeno un set di proprietà. Tale set contiene le informazioni alfanumeriche disponibili per il Tipologico, e definisce tutte le proprietà comuni che si applicano a tutte le occorrenze (Oggetti) di quel tipo.

Attenzione! Come per gli Oggetti anche i Tipologici possono avere o meno una forma.

Ad un Tipologico, infatti, in aggiunta al set di proprietà comuni, è possibile associare:

  • la definizione della struttura del Tipologico, ossia delle relazioni con altri Tipologici;
  • altre regole (es., materiali comuni, vincoli funzionali, ecc.).

Mettiamo in pratica questi concetti attraverso un esempio.

Poniamo un esempio molto semplice di Tipologico, avente forma, e relativo Oggetto.

Lo schema IFC contiene un’entità IfcDoor (sottotipo di IfcObject), alla quale è associata un’entità IfcDoorType (sottotipo di IfcTypeObject) che la caratterizza. IfcDoor eredita da IfcDoorType tutte le informazioni e le proprietà comuni di quel Tipologico.

Se fossi un modellatore che sta progettando una stanza, e avessi bisogni di inserire nel modello, ad esempio, una porta da 100x270 cm, potrei seguire due strade: creare l’oggetto direttamente nel modello oppure sceglierlo all’interno di una Libreria (openBIM) di Tipologici a mia diposizone.

La porta che prenderò dalla Libreria contiene una serie di informazioni, valide per qualsiasi porta di quella tipologia (es., codice identificativo del tipologico, il nome del tipologico, le dimensioni del tipologico) che l’Oggetto erediterà una volta inserito nel modello.

Una breve ma essenziale nota: molti strumenti di BIM authoring, in fase di istanziazione del Tipologico (ciò quando viene creato l’Oggetto nel modello, assegna a quest’ultimo un codice identificativo univoco (GUID, o UUID) al fine di riconoscere universalmente l’Oggetto (non possono esistere due Oggetti con lo stesso GUID). Ciò precisato viene da chiedersi: queste caratteristiche ereditate sono sufficienti a definire la specifica porta per quella specifica stanza di quel progetto? Molto spesso no.

Figura 2 - Rappresentazione di un Tipologico (IfcDoorType)

 

Per questo, quando si crea un Oggetto, è possibile aggiungere informazioni specifiche a tale Oggetto. Questo può essere fatto in due modi:

a) valorizzando dei campi (proprietà) prestabiliti a livello di Tipologico, ma lasciati appositamente vuoti (non valorizzati);

b) creando specifici set di proprietà personalizzate per lo specifico Oggetto. Attenzione! Se l’opzione b) è richiesta per più di un paio di Oggetti, forse è un’indicazione che il set di proprietà aggiuntivo poteva essere creato al livello del Tipologico. In generale, l’opzione b) è spesso sintomo di una discutibile strategia di modellazione del dato.

Figura 3 - Rappresentazione di un Oggetto caratterizzato da Tipologico (IfcDoor)

 

Di seguito, vi proponiamo uno schema che rappresenta il dualismo tra Oggetto e Tipologico. Lo schema include la loro relazione con il modello dati di provenienza, come il modello dati IFC.

Figura 4 – Distinzione tra Tipologico e Oggetto con riferimento al modello dati IFC

 

Se avete seguito il ragionamento fin qui, proviamo ad andare oltre. Probabilmente, a questo punto, vi chiederete:

Come si applica questo concetto ai Tipologici e agli Oggetti senza forma?

Il ragionamento è lo stesso. L'unica differenza è che il Tipologico senza forma corrisponde ad un semplice set di proprietà standard associabili a degli Oggetti. Proviamo a vedere un esempio di Tipologico e relativo Oggetto non aventi forma, come un impianto antincendio.

Lo schema IFC prevede un’entità IfcSystem, con la quale si possono rappresentare degli impianti. Solitamente l’Oggetto impianto non ha forma e posizione proprie, poiché sono gli oggetti che lo compongono ad averne. Tuttavia, l’impianto antincendio ha delle caratteristiche proprie di quella tipologia di impianto. Inoltre, potrebbe avere anche delle caratteristiche specifiche di quel particolare impianto .

Queste caratteristiche possono essere raccolte in un set di proprietà per un generico impianto antincendio. Questo rappresenta il Tipologico dell’impianto stesso.

Riassumendo i concetti di una Libreria openBIM

  • Una Libreria BIM è un insieme strutturato di Tipologici;
  • Un Tipologico è un elemento di Libreria;
  • Un Tipologico, e il conseguente Oggetto, possono non avere una forma;
  • Un Oggetto è l’occorrenza di un Tipologico;
  • Un Tipologico definisce le informazioni comuni a tutte le occorrenze (Oggetti) di quel tipo;
  • La relazione tra Tipologico e Oggetto è definita da un modello dati;
  • Un esempio di modello dati è il modello dati IFC.

Conclusioni

Una volta definito cosa sia una Libreria openBIM e visto il dualismo tra Tipologico e Oggetto secondo IFC, viene spontaneo porsi una serie di quesiti circa il suo utilizzo e soprattutto la sua utilità.

Di fatto, a cosa serve una Libreria openBIM? Sicuramente può essere utili al modellatore, al progettista e via dicendo. Tuttavuia, la sua utilità potrebbe avere un impatto più diffuso.

In che situazioni è utile avere una Libreria openBIM? Chi la crea e chi la usa?

Inoltre, potrebbe la Libreria avere un’utilità per i Committenti al fine di qualificare la domanda?

Riteniamo che ognuna di queste domande rappresenti degli spunti di riflessione interessanti e soprattutto rilevanti per il contesto nazionale. Anche a questo è dedicata la seconda parte di questa miniserie.

E voi? Che domande vi porreste con una simile premessa?

 


BIM e l'interoperabilità nei processi di RFI

Intervista all'Ing. Modestino Ferraro di RFI

 

RFI è uno dei maggiori attori nel contesto nazionale a sperimentare e perseguire un approccio interopeabile al BIM.

Engisis ha avuto il piacere di intervistare l’Ing. Modestino Ferraro di RFI, che ha condiviso con noi la sua vision. L'Ing Ferraro è responsabile in RFI dell’Ingegneria e Servizi della Direzione Fabbricati Viaggiatori e anche del progetto IFCRail. Coordina, inoltre, il gruppo di lavoro "CDE” all’interno della task force BIM di RFI.

 

Da oltre due anni RFI è protagonista del progetto internazionale IFCRail. Quali sono i vantaggi fino ad ora acquisiti tramite la partecipazione a questo progetto, e quali quelli attesi per il futuro?

Dal 2018 RFI partecipa a questo progetto internazionale, che ci permette di scrivere le regole per l’interoperabilità dei modelli BIM nel settore ferroviario. Quando è iniziata questa avventura, già si parlava molto di BIM, non tanto nel settore ferroviario, quanto in quello edile. Allora non erano ancora veramente chiari i confini e le potenzialità di questo nuovo metodo.

Il primo vantaggio acquisito è quindi legato alla consapevolezza dell’importanza del processo BIM applicato al settore ferroviario. Inoltre, il progetto IFCRail ha permesso l’interazione con altri stakeholder internazionali, gestori di reti ferroviarie in altre nazioni. Infatti, all’interno del progetto, gli esperti della materia ferroviaria italiana di RFI si sono confrontati sui tavoli internazionali con francesi, svizzeri, cinesi, etc. Infine, questa esperienza ha avuto anche delle ricadute all'interno di RFI, in quanto ha portato conoscenza e innovazione in processi interni che sono in corso di evoluzione.

Quali sono i vantaggi per il futuro? Da un lato, lo sviluppo all'interno dell'azienda della metodologia BIM; dall'altro, l'utilizzo di sistemi interoperabili non solo nel processo di progettazione, ma soprattutto in quello di manutenzione e di ingegneria della manutenzione.

Direzione Produzione di RFI ha recentemente redatto una Linea Guida in ambito BIM. Ci può dire di cosa si tratta, quali sono le ragioni che hanno portato alla loro redazione e quali sono i prossimi passi?

Come dicevamo, la partecipazione al progetto IFCRail ha portato anche delle dirette ricadute all'interno di RFI. Una di queste è stata proprio la redazione della "Linea Guida per la creazione e la strutturazione di una libreria per la modellazione BIM a supporto della manutenzione degli asset ferroviari” di RFI, a cura di Direzione Produzione.

Questa linea guida è fondamentale ed è stata in prima linea su questi tavoli internazionali. Consente di dare delle indicazioni al progettista sulla costruzione del modello digitale dell’infrastruttura. In tal modo, sia le informazioni contenute nel modello, che la sua strutturazione, dialogano direttamente con i sistemi già utilizzati all'interno di RFI per la manutenzione dell’infrastruttura sin dalla progettazione. Tra questi sistemi, il principale è costituito da un modulo SAP, chiamato InRETE2000. Se per la costruzione del modello BIM si utilizzassero i tipologici di libreria creati secondo questa linea guida, avremmo la possibilità di trasferire alcune informazioni direttamente dalla progettazione al processo e al sistema di manutenzione. Ovviamente, questo approccio dovrà avere una serie di ulteriori sviluppi, allineati alla metodologia OpenBIM, che portino ad una perfetta continuità di trasferimento delle informazioni, dei modelli e dei dati durante l’intero ciclo di vita dell’opera.

Essendo RFI la stazione appaltante più grande d'Italia, è inevitabile parlare di processi di gestione informativa e il loro legame con la gestione delle gare pubbliche. Perché introdurre l'interoperabilità in questi processi?

Sicuramente RFI è, se non la stazione appaltante più grande, una delle più grandi: ogni anno le nostre gare di realizzazione di nuove opere e di fornitura materiali ammontano a oltre 5 miliardi di euro.

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Engisis per l'openBIM: la nostra esperienza con progetti complessi

Engisis ai convegni SAIE 2020

Nella cornice dell’edizione 2020 del SAIE, Engisis ha partecipato a tre sessioni organizzate da buildingSMART Italia, dedicate all'implementazione dell’openBIM nel settore delle infrastrutture e della gestione del patrimonio pubblico.

Vi proponiamo di seguito un approfondimento sulle sessioni citate.

IFCRail Implementers Forum: utilizzare il nuovo standard IFC 4.3

L'immagine contiene la lista dei partecipanti all'Implementers Forum del progetto IFC Rail

Nell’ambito del progetto IFC Rail di BuildingSMART International, Engisis coordina l’Implementers Forum. L’obiettivo del Forum è testare e validare lo standard IFC 4.3, al fine di portarlo dallo stato di “Candidate Standard” allo stato di “Final Standard”.

L’interesse sullo standard IFC4.3 è alto nel contesto nazionale e internazionale, in quanto abilita lo scambio in formato aperto di modelli BIM di infrastrutture civili complesse, quali strade, ferrovie, ponti, e porti.

Per questa ragione la partecipazione al forum è numerosa e attiva. Gli stakeholders definiscono i test, le case software li implementano, il servizio tecnico li valida. Al Forum partecipano, oltre a Engisis, le società italiane RFI, Italferr e ACCA Software.

Evandro Alfieri ha presentato le attività dell’IFC Rail Implementers Forum. Al momento si sta testando casi di tracciato con sopraelevazione, posizionamento lineare degli oggetti, e la nuova struttura spaziale dei modelli.

Siete interessati a saperne di più?

Visitate la pagina del progetto IFC Rail di BuildingSMARTIn! Engisis sta contribuendo a disegnare l’interoperabilità del futuro.

Progetto IFC Bridge: Linea Guida per l’esportazione di modelli openBIM

immagine di copertina della linea guida bridge per l'OpenBIMXenia Fiorentini ed Evandro Alfieri hanno contribuito a curare la redazione della “Linea Guida di applicazione dell’IFC a ponti e viadotti”, presentata per la prima volta al SAIE 2020. Questa linea guida è uno dei risultati del Gruppo di Lavoro IFC Bridge Italia, che Engisis ha coordinato. Al Gruppo hanno partecipato anche grandi committenti (ANAS e RFI), studi di progettazione, consulenti e università.

La Linea Guida nasce con l’obiettivo di fornire indicazioni sull’utilizzo di IFC per la richiesta e la creazione di modelli BIM interoperabili legati a ponti e viadotti.

Si rivolge, quindi, sia alle stazioni appaltanti che richiedono modelli BIM, sia agli operatori economici che intendono approcciarsi ad una modellazione informativa ed interoperabile dei ponti.

Attraverso la fornitura e l’adozione delle indicazioni contenute nella Linea Guida, si intende aiutare il settore a ridurre gli impatti della mancata interoperabilità. Infatti, non si può ignorare che questi impatti oggi sono accusati dall’intera filiera operante nel settore delle infrastrutture civili.

Per saperne di più , è possibile scaricare e consultare la Linea Guida qui!

Agenzia del Demanio: qualificazione della domanda secondo i principi dell’interoperabilità

Engisis, insieme alla Minnucci Associati, ha lavorato per l’Agenzia del Demanio ad un progetto volto alla qualificazione della domanda secondo i principi di interoperabilità.
Xenia Fiorentini ha presentato l’approccio metodologico seguito per inquadrare i processi di gestione informativa del patrimonio e delle gare all’insegna dell’openBIM. Il metodo, presentato con esempi di applicazione, ha impattato processi, metodi, documenti, dati e strumenti IT.

Siamo partiti dall’analisi della situazione esistente e degli “Usi BIM”. Abbiamo poi formalizzato i processi ispirandoci alla ISO 19650. Infine, siamo arrivati alla traduzione dei requisiti informativi in parametri di modellazione secondo l’IFC. Il tutto è stato catturato in linee guida di processo e di modellazione, template di capitolati informativi, e criteri di validazione.

Preziosi per l’esecuzione delle attività sono stati la stretta collaborazione con l’Agenzia del Demanio e il feedback ricevuto dai soci di buildingSmart Italia produttori di software.

 

Vuoi saperne di più suinostri progetti? Visita la pagina dedicata!


Il BIM e la progettazione del futuro: nasce l'IBIMI, Istituto per il BIM - Italia

Il BIM (Building Information Modeling) è divenuto ormai anche in Italia, un tema di grande interesse tra i professionisti del settore delle costruzioni.

A marzo 2015, Engisis ha contribuito alla costituzione dell'Istituto per il BIM – Italia (Institute for BIM – Italy), in breve «IBIMI», definita come

Un'associazione di soggetti accomunati dalla cultura, dalla formazione, specializzazione e pratica professionale di attività inerenti l'impiego ed utilizzo del Building Information Modeling (BIM).

L'associazione è aperta a tutti coloro che operano ed intervengono nel campo dell'Open BIM e del BIM come esperti di standard ISO per l'interoperabilità, produttori di software, implementatori di Software open source, professionisti utilizzatori del BIM, sviluppatori di standard e le aziende/imprese interessate all'integrazione del BIM nei loro processi.

IBIMI formerà la figura professionale dell'“Esperto di BIM” o “BIM Expert” portando il professionista ad adeguarsi alle Direttive Europee che dal 1 Gennaio 2016 individuano nel BIM l'unica forma possibile per partecipare agli appalti pubblici europei (European Union Public Procurement Directive, EUPPD).

Cos'è il BIM?

La modellazione BIM è un metodo che consente di sviluppare la maggior parte delle attività riguardanti il sistema edificio-impianto mediante un modello 3D parametrico. Il modello integra un gran numero di informazioni relative all'involucro edilizio, gli impianti e la loro manutenzione, la gestione dell'edificio, ecc., fornendo una visione globale dell'edificio in fase di progettazione e durante la sua gestione e manutenzione lungo tutto il suo ciclo di vita.

I modelli BIM permettono un'analisi che tiene conto, non solo delle usuali 3 dimensioni, ma anche delle variabili tempo (4D), e costi e resa economica (5D), offrendo quindi un quadro completo dell'edificio, anche attraverso grafici e tabelle.

Nella progettazione architettonica, perciò, non si disegnano più semplici piante, sezioni o prospetti di un edificio, ma viene realizzato un modello tridimensionale nel quale ad ogni elemento costruttivo o impiantistico sono associati dei valori numerici relativi, tra l'altro, alle dimensioni, alla posizione, ai materiali di cui è composto, alle caratteristiche e dati energetici, permettendo così un controllo diretto delle interazioni – architettonico, strutturale, energetico, ecc – tra le varie componenti dell'edificio.

Non si parla di un unico software, ma di un insieme di programmi che si integrano e interagiscono tra loro, arricchendo il modello di nuovi dati.

Si realizza perciò una virtuosa interazione tra software specifici che solitamente vengono usati dalle diverse figure coinvolte nei processi di progettazione, realizzazione e gestione degli edifici (architetti, ingegneri, impiantisti, manutentori, ecc.) per la progettazione degli impianti termici, piuttosto che per il calcolo strutturale o calcoli geotecnici, ecc.

Pur utilizzando vari software si possono inserire i dati elaborati in un modello BIM e permettere a tutti gli attori di condividere i dati aggiornati per intervenire in caso di criticità.

Con i “software BIM”, le piante, i prospetti e quant'altro sono automaticamente generati dal programma e vengono aggiornati ad ogni modifica dei parametri, impedendo gli errori di distrazione, tipici del disegno con il CAD.

Il BIM permette di evitare che errori, superficialità, mancanza di dialogo tra i diversi attori del processo costruttivo, discontinuità temporali e spaziali nella filiera di realizzazione, diventino problemi in fase di cantiere, o addirittura in esercizio, con aumento di costi per correggere, adeguare, riadattare parti del sistema.

Il modello permette, infatti, di semplificare coordinamento, simulazione e visualizzazione, oltre ad aiutare i titolari e i fornitori di servizi a migliorare la pianificazione, la progettazione, la costruzione e la gestione delle infrastrutture.

A differenza dei disegni 2D tradizionali, i dati di un progetto realizzato utilizzando il BIM, sono più consistenti, coordinati e più precisi, permettendo ai diversi stakeholder di essere costantemente aggiornati indipendentemente dal numero o dalla tipologia di modifiche apportate al progetto.
Attraverso l'approccio BIM, i progetti relativi ad edifici, infrastrutture e impianti vengono creati e completati più velocemente, sono più economici e sostenibili.

Un nuovo approccio progettuale

Un metodo BIM è l'infrastruttura su cui l'intero gruppo di lavoro opera e si confronta. Architetti, Strutturisti, Impiantisti, paesaggisti, energy manager, costruttori, condividono il progetto dentro un sistema informato (ed informatizzato) dove ogni parte è contemporaneamente partitrice delle informazioni in essa integrate, e cosciente delle relazioni con le parti ad essa collegate.

Di fondamentale importanza risulta perciò capire come interagiscono i protagonisti dei principali ambiti (architettura- strutture- impianti, Energy Manager, Production Manager, Building Manager).

Oggi parlare di BIM significa parlare di integrazione progettuale tipica di processi come quelli di ottimizzazione dei tempi di realizzazione, di edifici zero-emission, di architettura flessibile, di sostenibilità ad ampio spettro. Insomma la buona gestione BIM diventa il sinonimo di “costruzione di qualità”, qualità che riguarda la stabilità, la sicurezza, la sostenibilità, la convenienza all'investimento.

Una nuova figura professionale: il BIM Manager

Nasce così l'esigenza di preparare le figure professionali chiave in grado di gestire questo cambiamento e le nuove tecnologie. I BIM manager sono oggi tra le figure professionali più richieste e remunerate in campo internazionale.

Il processo di apprendimento del BIM non può prescindere dall'aspetto culturale della materia, che fonda le sue basi soprattutto sui protocolli BIM Inglesi e Nord Americani. Conoscere i presupposti su cui si fondano le attuali tecnologie è la base per un uso cosciente dei processi e per costituire una consapevolezza operativa necessaria a chi voglia avere una qualifica “BIM Manager”, soprattutto in un paese, come l'Italia, che ancora non ha adottato un protocollo di riferimento.


La torre di Babele nella dimensione digitale dei prodotti

One of our recent articles, published by the Order of Engineers of Rome, shows why interoperability plays a strategic role in the delivery of capabilities.

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Using OSLC and STEP for PLM data integration

Product data exchange and sharing is complex and existing solutions are not totally satisfying

Traditional interface designs use a point-to-point interface whereby each information system directly interacts with each other system. The point-to-point integration strategy does not scale well as new interfaces are required every time a new system needs to be integrated.

Managers and IT have understood the value of using a canonical model as a neutral data format to facilitate product data integration. When each system is able to process the same canonical model, data integration becomes easier. Canonical models shall be well thought and designed to cover the data domains of the organization.

Better then is to use a standard data model, since it is often the results of years of work of domain experts and it permits to solve data integration not only within the enterprise, but also in the extended enterprise, that is among partners, customers, or suppliers.

OSLC and STEP
PLM interoperability inspired by the Web

 

The data model is critical to the success of data integration. And so is the integration mechanism

The standards for the representation and the exchange of product data ISO 10303 (STEP) are a set of information models developed by experts of industrial domains like Model-based 3D engineering, Engineering analysis, Systems engineering, Material properties, and Product Life Cycle Support (PLCS).

The STEP standards have based the interoperability mechanisms on file exchange, through the Parts 21, 28, and 26. File exchanges are great for large business collaboration between companies. It protects data confidentiality, it restricts the scope of the data, and it can even be used as legal for contracting.

However, a file-based exchange mechanism does not cover certain business cases. For example when data need to be accessed in real time or when systems need to communicate with other systems. Middleware like Enterprise Service Bus (ESB), or shared repository, or hub (however you want to call them) were introduced to answer these specific business cases, but they ended up being new systems to setup, very complex to deploy, and hard to maintain.

Lifecycle integration inspired by the Web

SOA and REST API have proven to be solid technology to achieve integration. They are used by the largest players of the Web.
Linked Data is based on SOA and REST and it extends them with four principles:

  1. Use URIs to name resources (domain model/information)
  2. Use HTTP/REST URIs to make resources accessible
  3. Use standard form to represent resources and metadata (e.g, XML-based)
  4. Use HTTP links to connect resources with other resources (Person -> Friends)

Since 2008, the Open Services for Lifecycle Collaboration (OSLC) community has been developing open specifications to improve integration by using Linked Data.

Product data remain in their original systems and they are exposed as Linked Data by service providers. A “contract” specifies how to access the data. OSLC also provides specifications on how to combine data and services. The specifications follow the W3C Linked Data Platform. Finally, reference implementations are available (Eclipse Lyo, Apache Marmotta).

 

By combining STEP and Linked Data, we have found a solution for interoperability that is simple, open, flexible, replicable, scalable, and secure.

In particular, we have capitalized our knowledge on semantic technology and STEP (OntoSTEP) developed in 2009 to successfully show a Proof-of-Concept with the U.S. Marine Corps using PLCS and OSLC in 2013.

We can help you with:

  • A lightweight mechanism to integrate your system, where
  • data are based on STEP domain models, and
  • services are supported by standards committee like W3C, OASIS, OSLC.

 


Training day on standard and interoperability in Naples

Within the OPTIMUS project, Engisis participated to a training session on standard and interoperability in Naples, Italy. The goal of the OPTIMUS is to provide to the companies of the Campania region in Italy the opportunity to improve the management of their product data by using product data standards.

On January 20th in Naples, Italy, Engisis talked about how to use product data standards to enhance enterprise integration and interoperability for Product Lifecycle Management.

Check out this video presentation (in italian):

 

More videos of Engisis are available (in italian):


Anna Moreno won the 2013 EUWIIN Internal Award prize

Anna Moreno, Engisis partner, won the 2013 EUWIIN International Award prize, in the EDUCATION & RESEARCH CATEGORY.

The prize is organized by European Woman Inventors and Innovators Network (EUWIIN), and it is awarded to European woman who have excellent innovation capabilities.

Anna arrived at the finals among 80 other women, coming from all around Europe. Thanks to her talent and efforts, Anna won the finals and she got the Gold Winner Prize.

In 1979, Anna Moreno graduated with honours in chemical engineering in Naples. Winner of a fellowship for a master's degree in macromolecular science, successfully completed in August 1981 at the Case Western Reserve University in Cleveland Ohio. In 1983, she joined ENEA where she worked on the design of radioactive waste treatment plants for which she deposited two patents. After this experience she began to work in technology transfer as responsible of several research contracts and services in favour of SMEs.

Starting in 1999, she launched the ENEA e-LEARN platform to spread the knowledge developed by researchers in the context of European and national projects. In January 2010, she became head of training and information service at ENEA. The implementation of the platform was obtained thanks to many projects which she has personally designed and managed. She has received many official recognitions: in 2007 the ENEA e-LEARN platform was recognised among the 10 best practices at international level. In 2008, she received the award for the best cooperation project in sustainable energy during the sustainable week organized by the Commission in Brussels. In 2009, she received an award for DEPUIS project for the best innovation tool. In 2011, her curriculum was chosen among the best 1000 curricula for the “pink quota” of the November 23, 2012 Italian Law n. 215 on the gender balance among councils of local authorities, regional councils and committees of competition between public administrations. In 2012, she won the Italian ITWIIN competition for higher education.

The idea of sharing the knowledge of researchers through e-learning began casually in 1999 with a European project devoted to re-qualification of workers at risk of losing their job. At that time, e-learning was little known and there were few examples of training aimed at an adult audience. At the end of the project, she decided to continue the activity by introducing the idea of the development of e-learning course to better disseminate the results of EU projects which, otherwise, would remain "confined" within the research centers. In this way, she reached different objectives and targets:

  • Businesses men and public authorities can now access via web the scientific knowledge developed by researchers
  • Young people can explore scientific issues of their interest both to improve their performance and to get orientation for university studies
  • Individual citizens / workers can increase their knowledge to work in an environment of greater satisfaction.

This open window to the outside world has become an instrument of "attraction" to develop other content. Today the platform has more than 400 learning objects which have been used by more than 70.000 customers. The dissemination of knowledge is not, however, stopped within national borders. In fact, in 2008 the project DESIRE, promoted together with UNESCO, has won an award as best international cooperation project. Video lessons relating to sustainable development were managed in real time in the conference centers.

source: Global Women Inventors & Innovators Network (GWIIN)


NATO Codification Forum in Copenhagen

Codification, interoperability, and total lifecycle systems management:

these are the three concepts that we tied together at the NATO Codification Forum in Copenhagen, November 6th and 7th , 2013.

More than 150 people from all over the world attended this forum, most of them being representatives of the National Codification Bureaus of the NATO countries. Our US partners at Nexus sponsored this well organized event, and they kindly invited us to show the “Data as a Service” concept that we developed together.

 

When I planned my trip to Copenhagen, I was asked by my mother what “codification” means. I had a bottle of water in front of me and I gave her the following example. I described the bottle in natural language, saying it was 1) a bottle, 2) in plastic and 3) 25 cm high. What if I was able to describe this same bottle with a simple string, instead of using a full sentence?

 

Codification is the capability of categorizing things based on criteria (single or multiple), assigning a string to that category, and describing the things by assigning them the string that corresponds to the category they belong to.

 

These strings can be meaningless (e.g., the bottle is codified as “47rt888”), or “talkative” (e.g., the bottle is codified as “BP25”, where the first digit represents the kind of object, the second represents the material, and the third/forth represent the height).

In the codification world, codification is used as a synonym of interoperability: if you are a bar owner and I want a particular bottle of water, I can simply ask for BP25. Since we both agreed on what BP25 means, then we can talk to each other and you know how to satisfy my need.

 

Codification = interoperability… how much is this statement true?

Well, half true, and things get much more complicated when instead of a bottle I am describing a complex system during its whole lifecycle.  Codification definitely makes life easier but it is not sufficient. Why?

First, because we can't codify all the data related to a complex system, it would just take too much effort. Going back to the example of the bottle, it would be too hard to codify the process that is required to dispose of the bottle, or the kinds of the different taps that fit with that bottle.

Second, because the criteria you can use to categorize things are infinite, you would end up with the problem of describing how the different codifications are related to each other (which is a problem that cannot be solved by codification itself). Going back again to the example of the bottle, you could codify that same bottle as BP25, or as a water container, and then as an object produced in Italy, or as an object that you can find in a bar….Things get even more complicated when we take into consideration product structures, but this is something I will discuss in a future article.

 

Could we do interoperability without codification?

Yes, with a model-based approach, but we might end up using complexity when it is not needed.

A model-based approach allows expressing, in an organized model, the semantics of our description. The bottle would be expressed as a product, with an assigned material (plastic), and with a value (25) assigned to a particular geometric characteristic (height). The problem is that, with the model-based approach, asking for a bottle in a bar might become a trivial exercise...

 

Data as a Service

With the “Data as a Service” concept, we proposed an approach where items are described through both semantic models (PLCS) and codification (UII, Part Numbers and NSN). “Data as a Service” allows building web links between these concepts. In our demonstration, we established links between two simulated ERPs, the US DoD UID Registry, WebFlis (the US NSN registry) and the DLA database for the CAGE codes. The scenario included the request and execution of repair activities over items marked with UII and scanned by the in-field personnel through a mobile application.

Most of the people attending the Codification Forum were not aware of the UID policy and the PLCS standard, since they are embraced by different NATO AC (UID and PLCS come from NATO AC 327, while codification is established within NATO AC 135). Our demonstration showed how to build a bridge between the codification world and the “UID + PLCS” world. DaaS is built on top of emergent technology (e.g., ontologies and semantic languages), mature standards (e.g., ISO 10303-239 PLCS and UID), and consolidated means (e.g., the Web and the HTTP protocol).

“Data as a Service” enables the building of this bridge with an approach that allows to:

  • perform processes with the current applications;
  • define the master data in one application and re-use it many times without data replication;
  • re-use existing infrastructure;
  • use smart devices;
  • optionally use a cloud network.