Gemello Digitale ed openBIM per il primo Smart District in Italia

Vincitori del buildingSMART International Awards 2022, categoria Asset Management

"E' un progetto molto innovativo che dimostra il valore aggiunto dell'OpenBIM nella creazione e gestione del Digital Twin".

"Il progetto è stato presentato in maniera eccellente ed è convincente sia dal punto di vista tecnico che manageriale"

E' con queste parole che la giuria dei buildingSMART International Awards 2022 premia Engisis, Minnucci Associati ed IBN, nella categoria Asset Management, per aver collaborato alla strategia per lo sviluppo del “Gemello Digitale” per il primo Smart District d’Italia, Chorus Life Bergamo. La premiazione del progetto “Chorus Life: Creation and maintenance of an openBIM Digital Twin for asset management” è avvenuta lo scorso fine settimana al Summit di Montreal (Canada).

Questa importante competizione, la più autorevole a livello internazionale, è suddivisa in categorie e premia i progetti che hanno sfruttato la metodologia openBIM in maniera innovativa ed efficace, nel settore dell'architettura, dell'ingegneria e delle costruzioni, proponendo soluzioni e tecnologie applicabili nelle varie fasi del ciclo vita di una costruzione.

LO SMART DISTRICT CHORUS LIFE BERGAMO

Render di Chorus Life Bergamo

Chorus Life Bergamo, il più grande Smart District italiano, recupera 70.000 metri quadrati di un’ex area industriale scommettendo su un ecosistema digitale e comprenderà hotel, residenze, un’area food & beverage, un’area wellness, verde pubblico, aree multifunzionali e un’arena da 6.500 posti con parcheggi sotterranei dedicati.

L'idea alla base del concept di Chorus Life Bergamo è quella di offrire un servizio “building-as-a-service”, attraverso un’infrastruttura integrata digitale che consentirà ai fruitori di interagire pienamente con lo Smart District basata su un Digital Twin, connesso a dispositivi IoT e a diversi sistemi di gestione e controllo.

L’infrastruttura integrata digitale per la gestione dello Smart District permetterà di soddisfare le diverse esigenze dei vari utenti, garantendo le migliori condizioni di benessere, comfort abitativo, sicurezza e rispetto dell’ambiente. Difatti, i residenti, i visitatori e i clienti potranno usufruire di una vasta gamma di servizi, tra cui, ad esempio, la prenotazione e il pagamento automatico di un posto auto e la partecipazione ad eventi organizzati nell’arena. Gli operatori, invece, avranno il totale controllo dei sistemi, dei loro consumi e della loro manutenzione.

IL PROGETTO VINCITORE

Il Gruppo COSTIM, responsabile dello sviluppo, della costruzione e della gestione dello Smart District di Chorus Life Bergamo, ha incaricato il team italiano costituito da Engisis, Minnucci Associati ed IBN, per un progetto di ricerca e definizione di un metodo innovativo, sostenibile e replicabile a qualsiasi asset per la creazione e l’aggiornamento del Digital Twin sfruttando lo standard aperto IFC.

Il progetto guarda il Digital Twin con una nuova chiave di lettura: il Digital Twin non è solo una mera rappresentazione virtuale dell 'asset, ma è un asset esso stesso, il cui valore deve essere preservato ed incrementato nel tempo. In quest'ottica, l’openBIM è un ingrediente fondamentale in quanto permette di:

  • risparmiare sull'investimento iniziale per la creazione del Digital Twin integrato, eliminando la necessità di sviluppare traduttori specifici per garantire la condivisione dei dati tra i diversi applicativi;
  • definire un approccio replicabile e sostenibile in altri contesti, perché permette di utilizzare qualsivoglia software compatibile con lo standard IFC;
  • aggiornare il Digital Twin integrato durante il ciclo di vita del distretto, senza perdita di dati.
Esempio del Digital Twin integrato con modello BIM
Esempio del Digital Twin integrato con CAFM

Il metodo sviluppato e testato dal progetto vincitore si compone di 5 step:

  1. L’analisi delle esigenze di due attori: il gestore del distretto e l’utente. In questa fase vengono definiti gli scenari d’azione per entrambi gli attori e individuati gli elementi da gestire e da rappresentare nel Digital Twin;
  2. La definizione delle informazioni da gestire all'interno dell’infrastruttura integrata. In questa fase si individuano le informazioni da associare agli elementi, necessarie per la loro gestione nel tempo, e degli eventi che ne innescano la creazione, la modifica e la cancellazione;
  3. La comprensione di come ogni sistema dell’infrastruttura gestisce le informazioni. In questa fase si definisce quali applicativi software sono fonte dell’informazione e quali sono riceventi. Tra gli applicativi ci sono sistemi di Asset Facility Management (CAFM), di Building Management (BMS), i sistemi IoT, ecc.;
  4. La formalizzazione di una mappa rappresentante il flusso dei dati nell'infrastruttura integrata digitale;
  5. L’organizzazione della struttura del Digital Twin. In questa fase si definisce il modello dati alla base del Digital Twin. Nella sperimentazione del progetto lo strumento utilizzato è stato Azure Digital Twin (ADT) di Microsoft, perché permette di creare un Digital Twin personalizzato. Infatti, grazie a questa possibilità, il team ha potuto impostare un modello dati sfruttando principalmente il modello IFC del distretto.

Questo metodo è stato studiato per l’intero complesso e successivamente testato su uno degli appartamenti che costituiranno l’area residenziale di Chorus Life Bergamo.

Sperimentazione del metodo su una porzione dello Smart District (Proof of concept)

Il progetto dimostra che è possibile utilizzare lo standard IFC come modello dati comune, utile all'integrazione di differenti soluzioni software, anche quelle non generalmente utilizzate nell’ambito del BIM, come l’Azure Digital Twin di Microsoft. Inoltre, rappresenta un passo avanti verso l’innovazione, applicando il concetto di Digital Twin ad un caso concreto, tramite la formulazione di un ecosistema di strumenti IT integrati e studiati per la città intelligente Chorus Life Bergamo.

 

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openBIM Awards 2022: open Digital Twin per una Smart City Intelligente

BuildingSMART International ha da poco annunciato i progetti finalisti per il programma “buildingSMART openBIM Awards 2022”, tra i quali figura il progetto “Chorus Life: Creation and maintenance of an openBIM Digital Twin for asset management” sviluppato da Engisis, Minnucci Associati ed IBN per il gruppo COSTIM (Impresa Percassi, Elmet – GSM).
Il programma degli Awards rappresenta la competizione più autorevole a livello internazionale e premia i progetti che abbiano sfruttato la metodologia openBIM in maniera innovativa ed efficace nel settore dell’architettura, dell’ingegneria e delle costruzioni, proponendo soluzioni e tecnologie applicabili nelle varie fasi del ciclo vita di una costruzione.
Dal 18 al 21 ottobre 2022, durante il prossimo Summit internazionale a Montreal in Canada, verranno proclamati i vincitori per ogni categoria.
Il progetto finalista da noi sviluppato insieme ai nostri partner è stato presentato agli Awards per la categoria “Asset Management” e verrà presentato durante il Summit a chiunque volesse partecipare sia in presenza che online.
Possiamo tuttavia anticipare che il progetto ha sviluppato un metodo innovativo, sostenibile e replicabile nel tempo per la creazione e l’aggiornamento del Digital Twin di una Smart City attraverso l’utilizzo del formato aperto IFC.
Il metodo è stato applicato su una porzione della Smart City “Chorus Life Bergamo”, realizzando un Azure Digital Twin di Microsoft a partire dal modello IFC integrato con diversi sistemi di gestione, tra cui CAFM, sistemi BMS e BEMS.

In attesa dei risultati finali, siamo orgogliosi di aver portato eccellenze italiane ai massimi livelli nel mondo dell’architettura, dell’ingegneria e delle costruzioni.


PILLOLE DI BIM: specificare e validare i modelli BIM

Engisis e RFI su “La Tecnica Professionale” in merito alla qualità del dato

Come specificare e validare un modello BIM? Quali sono i fattori che determinano se un dato, un’informazione è “di qualità” o meno?

Partendo dal concetto ampio di “qualità dei modelli BIM”, Engisis e RFI hanno collaborato alla stesura di un articolo per La Tecnica Professionale, nel quadro della rubrica Pillole di BIM, con lo scopo di analizzare la qualità dei dati nel processo di scambio informativo. Un processo che si articola in tre fasi: specifica delle esigenze dello scambio informativo (domanda), creazione delle informazioni (risposta) e validazione (verifica).

L’articolo sottolinea l’importanza di specificare e/o formalizzare una domanda, che sia chiara e concreta agli occhi di chi dovrà successivamente formulare una risposta. La stessa domanda rappresenta un benchmark per chi si troverà a dover verificare la risposta.  Come verificare la qualità di una risposta se non si conosce in primis la domanda? Come rispondere in modo coerente e concreto se non si conosce o capisce la domanda?

A tal proposito, l’articolo presenta i vantaggi di un processo di scambio delle informazioni formale e automatizzabile, con particole attenzione alle norme internazionali a supporto di tale processo e alle opportunità offerte dagli standard aperti e interoperabili di buildingSMART, IFC e IDS.

Infine, l’articolo descrive l’esperienza concreta di un pilota di RFI nell’utilizzo di una piattaforma di regole, riutilizzabili e basate sullo standard IFC, per specificare e validare il contenuto dei modelli BIM.

 

 


PILLOLE DI BIM: Nuovo standard IFC per il settore ferroviario

Engisis in collaborazione con RFI su “La Tecnica Professionale”

nuovo standard IFC per le ferrovie

A fine 2021 si è conclusa la Fase 2 del progetto “IFC Rail” promosso da BuildingSmart International con lo scopo di sviluppare uno standard openBIM (IFC) internazionale per il settore ferroviario.

Engisis ha collaborato con RFI alla stesura di un articolo per La Tecnica Professionale, nel quadro della rubrica Pillole di BIM.  Lo scopo di questo articolo è condividere l’esperienza di RFI e Italferr in qualità di partecipanti al progetto, e di Engisis in qualità di supporto tecnico. L’articolo riassume i risultati di un lavoro intenso che ha coinvolto, oltre a RFI e Italferr, diverse compagnie ferroviarie da tutto il mondo.

Tra i risultati del progetto IFC Rail, si menziona la definizione della nuova versione IFC 4.3 per le infrastrutture, incluse quella ferroviaria, che è stata sottoposta al processo di standardizzazione ISO.

L’articolo delinea il percorso evolutivo che ha portato a tale risultato. Inizia introducendo e descrivendo il valore aggiunto e la necessità di avere uno standard interoperabile, openBIM, applicato alle infrastrutture ferroviarie. Continua poi con il racconto del progetto IFC Rail, entrando nel dettaglio delle due fasi conclusesi a fine 2021. In particolare, racconta come si è passati da una prima fase in cui il gruppo di lavoro internazionale ha individuato, descritto e condiviso il modello dei dati in una prima proposta di standard, fino ad una seconda fase in cui lo standard è stato sperimentato su dei “casi d’uso” tramite la collaborazione con delle case software.

Infine, si dà evidenza del “caso d’uso” proposto da RFI e dei risultati raggiunti.


PILLOLE DI BIM: L'ambiente di condivisione dati (CDE)

Engisis in collaborazione con RFI su “La Tecnica Professionale”

Engisis ha collaborato con RFI alla stesura di un nuovo articolo la rubrica Pillole di BIM ne La Tecnica Professionale, con lo scopo di stimolare una discussione sul tema degli ambienti di condivisione dati (ACDat), altrimenti detti CDE (Common Data Environment).

Nella pubblicazione di settembre 2021, si delinea un quadro esplicativo del ruolo dell'ambiente di condivisione dati (CDE) all'interno dei processi di gestione informativa.

Di fatti, il passaggio aziendale alla metodologia BIM impone non solo degli “aggiornamenti informatici” ma anche e soprattutto una revisione dei processi e delle modalità di scambio delle informazioni, in un’ottica di trasparenza e interoperabilità. Il cuore di tutto il cambiamento è senza dubbio l’ambiente di condivisione dei dati.

Questo mese, l’articolo delinea una visione chiara sulla centralità di questo strumento, che inizia definendo le caratteristiche dell’ambiente di condivisione dati secondo la normativa nazionale e internazionale. Continua poi con il ruolo centrale del CDE nell’evoluzione dei processi, dalla visione classica a silos, alla visione collaborativa del BIM. Evidenzia possibili utilizzi e vantaggi del CDE e si conclude con l’esperienza di RFI e il suo processo di rivoluzione nella gestione delle informazioni.

Si sottolinea, quindi, quanto sia importante lo scambio collaborativo tra diversi attori nelle diverse fasi di gestione del ciclo di vita di un asset, soprattutto in un settore complesso come quello ferroviario.

Se volete saperne più, potete abbonarvi alla rivista tecnica e leggere l’intero articolo.

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openBIM for Rail: l’importanza del dato nel processo informativo BIM

Intervista a Matteo Di Meo, BIM Coordinator di Italferr S.p.A. (Gruppo FS Italiane)

Nel contesto dell'iniziativa openBIM for Rail di buildingSMART italia, di cui Engisis è stata coordinatore, abbiamo avuto modo di intervistare alcuni dei partecipanti. Tra questi, il BIM Coordinator di Italferr S.p.A. (Gruppo FS Italiane), Matteo Di Meo, ha condiviso con noi le sue considerazioni, frutto delle sue esperienze, su alcuni temi particolarmente seguiti dal gruppo di lavoro.

Italferr ormai da anni ha consolidato l’applicazione del metodo BIM alla progettazione di opere ferroviarie ex-novo. Cosa pensa sia necessario fare per estendere l’applicazione del metodo anche a opere esistenti?

Il metodo BIM riesce a sfruttare tutte le sue potenzialità solo se non è circoscritto alla sola fase di progettazione. Se parliamo di opere esistenti, sicuramente un uso principale del modello sarà quello della manutenzione e della gestione dell’opera stessa. Negli ultimi tempi si sta parlando molto del Digital Twin, di cui il modello è solo una delle componenti, che consente di svolgere una serie di operazioni, tra cui le indagini analitiche. Mi aspetto che la digitalizzazione, in questo senso, vada nel tempo a coprire tutti gli asset, non solo quelli di nuova costruzione. Sicuramente, lo scopo principale di applicazione del metodo BIM alle opere esistenti sarà quello di gestire la manutenzione e la parte di operations. In tal senso, si deve partire dalla fase di rilievo per poi estendere la metodologia a tutto il ciclo di vita dell’opera. Un processo del genere non può prescindere dal trovare una strada condivisa e dallo stabilire delle basi comuni tramite delle linee guida con focus sulle opere esistenti.

Quali sono gli argomenti che dovrebbero essere coperti da tali linee guida?

In primis, argomento principe per poter gestire un’opera esistente è la fase rilievo. Bisogna stabilire quali sono gli strumenti, le modalità, il livello di dettaglio con cui deve essere eseguita la campagna di rilievo, in funzione dello scopo. I dati estratti dal rilievo sono di fatti fondamentali per poter modellare un’opera esistente, in base anche a quello che si vuole perseguire nelle fasi successive.

 

Presto disponibile integralmente nel report del gruppo di lavoro openBIM for Rail di buildingSMART Italia, in uscita il 16 Luglio!


PILLOLE di BIM: La Mappa Informativa di RFI

Engisis in collaborazione con RFI su “La Tecnica Professionale”.

Engisis ha collaborato con RFI alla stesura di un articolo per La Tecnica Professionale, nel quadro della rubrica Pillole di BIM, con lo scopo di condividere le esperienze in ambito BIM nel settore ferroviario e stimolare una discussione sul tema.

Pertanto, nella pubblicazione di febbraio 2021, si presentano il percorso e le necessità che hanno portato alla definizione di una “Mappa Informativa” di RFI.

Si tratta di uno strumento sviluppato da RFI per progettare e organizzare le informazioni sugli asset della rete ferroviaria e, in particolare, per ottimizzarne la gestione anche nell’ambito della modellazione informativa (BIM).

Un modello di dati che rappresenta, quindi, uno strumento fondamentale per formalizzare e strutturare tutte le informazioni che altrimenti risulterebbero disorganiche!

L’articolo delinea un percorso evolutivo, che inizia introducendo e descrivendo il modello di rete della manutenzione utilizzato da RFI. Continua poi con il processo di definizione ed impostazione della Mappa Informativa, specificandone i casi d’uso consolidati e quelli in corso di sperimentazione.

Si dimostra, quindi, tramite esempi concreti, quanto sia importante la gestione delle informazioni (come si è detto in altre occasioni) all’interno dei processi aziendali e come un modello di dati scalabile e dinamico possa portare l’organizzazione stessa un passo più vicina all’implementazione della metodologia BIM a più livelli.

Ci saranno altri articoli interessanti nella rubrica nei mesi a venire. Non perdetevi gli aggiornamenti e seguiteci online!


Intervista Viola Albino, Agenzia del Demanio

Interoperabilità e openBIM: il percorso dell’Agenzia del Demanio

Intervista all’Arch. Viola Albino, BIM Manager Agenzia del Demanio

 

L’Agenzia del Demanio è uno dei maggiori attori nel contesto nazionale a sperimentare e perseguire la metodologia openBIM. Dal 2016, infatti, ha avviato un percorso di sviluppo verso l’implementazione di questa metodologia. Questo percorso vede l’interoperabilità come una delle condizioni chiave per lo scambio di modelli informativi con gli operatori economici, e la conservazione dei dati nel tempo.

Engisis ha avuto il piacere di intervistare l’Arch. Viola Albino, BIM Manager dell’Agenzia, che ha condiviso con noi le esperienze acquisite durante questo percorso e la sua visione sul tema dell’interoperabilità.

Dal 2016 l’Agenzia ha avviato l’adozione dell’approccio BIM. Quali sono i vantaggi fino ad ora acquisiti e quali quelli attesi per il futuro?  

Riteniamo che l’approccio BIM si sposi perfettamente con il doppio ruolo dell’Agenzia: quello di gestore del patrimonio immobiliare e di stazione appaltante. Da un lato il BIM è utile per ottimizzare il nostro processo di conoscenza degli immobili e dall'altro ci permette di migliorare la qualità dei servizi.  Attualmente applichiamo questa metodologia dalla rilevazione dell'esistente fino alla progettazione esecutiva e quest’anno l’Agenzia si sta dedicando allo sviluppo del processo relativo alla fase di esecuzione dei lavori.

Abbiamo percepito un iniziale calo di produttività legato chiaramente all'utilizzo dei nuovi strumenti e dei nuovi processi, ma, superata quella fase necessaria di assestamento, abbiamo riscontrato subito dei benefici.  Abbiamo ottenuto un maggior controllo di tutti gli appalti in fase di servizio, in quanto l’approccio BIM ci permette di essere molto più presenti nella fase di raccolta e lavorazione dei dati. Questo si traduce sia in uno snellimento delle procedure di verifica dei nostri servizi, siano esse demandate ad operatori interni o esterni, sia in una maggiore sistematicità nella raccolta dei dati.

Di conseguenza, abbiamo informazioni sempre fruibili e, gestendo un patrimonio di ormai 42000 immobili, è fondamentale poter mettere queste informazioni a disposizione di tutti gli stakeholders del processo edilizio.

“Per il futuro, ci aspettiamo altrettanti benefici nell'applicazione di questo metodo alla fase di esecuzione dei lavori.”

Quello che ci aspettiamo, in particolare, è la riduzione delle varianti in corso d'opera, che come sappiamo sono la maggior fonte di ritardi nella realizzazione delle opere; il mantenimento costante in tutto il ciclo di vita dell'immobile di un flusso informativo che ci permetta di tenere sotto controllo le caratteristiche rilevanti dello stesso; la possibilità di programmare e prendere decisioni più consapevoli rispetto agli interventi che dobbiamo fare sul patrimonio.

L’Agenzia, in qualità di gestore del patrimonio immobiliare italiano, ha deciso di adottare processi di gestione informativa, sia internamente che per interfacciarsi con i suoi fornitori. Perché parlare di interoperabilità all’interno di questi processi?

Il concetto di interoperabilità implica la capacità di collaborazione tra sistemi differenti che “parlano” lingue diverse. Un concetto di sinergia che facilita l'interazione e la comunicazione tra gli attori, portando all'interno del processo edilizio evidenti benefici.

Difatti, la comunicazione e la collaborazione sono fondamentali all'interno di un iter decisionale e progettuale. L'interoperabilità è inoltre più volte citata ed esplicitata all'interno della normativa di settore; la ritroviamo nel Codice degli appalti all'articolo 22 e soprattutto nel Decreto 560/2016 del MIT, il cosiddetto Decreto BIM.

Tuttavia,  a prescindere dall’inquadramento normativo, l’Agenzia ha deciso di abbracciare questo approccio per i suoi risvolti positivi in termini di possibilità di comunicazione e, soprattutto, con l'obiettivo di sostenere il libero mercato. Uno degli obiettivi infatti è lasciare agli operatori libera scelta nell’approcciarsi agli strumenti di modellazione e controllo; una scelta che sia indipendente dagli strumenti utilizzati dalla stazione appaltante, non solo per agevolare un flusso di lavoro indipendente, ma soprattutto per permettere agli operatori di utilizzare le piattaforme più consone alla gestione informativa interna dei processi e dei progetti.

 “Qual è il beneficio? In questo modo, gli operatori sono più indipendenti ed efficaci nei servizi, mentre l’Agenzia conserva la leggibilità dei dati nel tempo.”

 Di fatti, non è più obbligata ad acquistare costantemente nuovi software e soprattutto non è sottoposta ad eventuale obsolescenza informativa, laddove quei software non vengano più sviluppati. Saremo sempre in grado di leggere nel tempo i modelli prodotti e questo, ovviamente, riduce la possibilità di dover ripetere servizi e di dover riacquisire dati che nel tempo potrebbero andare persi.

A tal proposito, nel 2020 l’Agenzia ha avviato un processo di qualificazione della domanda secondo i principi dell’interoperabilità. Qual è stato l’approccio metodologico seguito? E a cosa ha portato/sta portando questo processo?

Nel 2020 l'Agenzia ha deciso di consolidare il passaggio verso l’openBIM, attraverso la qualificazione della domanda e l’allineamento dei processi interni a quanto previsto dalla ISO19650. Per raggiungere questo obiettivo, abbiamo avviato una collaborazione, un affiancamento, con consulenti esterni, come voi.  Grazie a questa collaborazione, che è avvenuta tra il Nucleo Opere Digitali, la struttura dell’Agenzia che si occupa dell'indirizzo e del coordinamento delle attività BIM di tutte le strutture territoriali, e i nostri consulenti, abbiamo definito in maniera strutturata una gerarchia di requisiti informativi necessari per l’aggiornamento del nostro corpus documentale.

Quindi, per prima cosa abbiamo identificato i requisiti di processo e i requisiti informativi a livello aziendale. Poi abbiamo definito i requisiti informativi per lo svolgimento degli interventi e per la gestione dei Beni a più livelli, fino al singolo servizio. Abbiamo esplicitato i nostri fabbisogni informativi a seconda del tipo di intervento e del tipo di servizio che andiamo a realizzare sul bene, anche a seconda della fase di processo in cui ci troviamo. Questo percorso ha chiaramente previsto la definizione degli Usi specifici del BIM e l’implementazione e la caratterizzazione di una base dati IFC per sostenere l’interoperabilità. Identificare Usi del BIM ci permette di specificare i nostri documenti di gara, accogliendo tutte le eventuali variabili che sono innegabili all'interno di un processo edilizio, che per definizione non è un processo standard.

 “Tutto questo è stato pensato con la certezza che una domanda qualificata avrebbe condotto indubbiamente ad aumentare la qualità dei nostri servizi, rendendoli confrontabili.”

 Un aspetto assolutamente fondamentale per una stazione appaltante che produce una quantità di dati notevole ogni anno. I dati sono finalmente omogenei e lo saranno sempre più. La base dati inserita nei nostri documenti non verrà negli anni modificata radicalmente, ma semplicemente ampliata e aggiornata, con riguardo alla peculiarità delle nostre attività.

 Concludiamo chiedendole una riflessione sul tema più ampio della cultura e delle competenze openBIM: come si collocano il mercato italiano e la filiera delle costruzioni rispetto a questo tema?

Come dicevo all'inizio, quando si approccia questo nuovo metodo bisogna aspettarsi un’endemica parte di calo della produttività. Credo che il mercato italiano abbia vissuto in pieno questa fase, ma che la stia superando, trainata da alcune realtà veramente virtuose tra gli operatori economici e da uno scambio produttivo tra enti e professionisti. Sicuramente, questa fase intermedia in cui permane un senso d’incertezza nell'utilizzo di questi strumenti è anche dovuta ad una sorta di vuoto normativo. Gli strumenti che abbiamo a disposizione sono molti, ma forse ancora non abbiamo una piena consapevolezza di come debbano essere utilizzati. Il 2020 con le sfide che tutti quanti conosciamo ha accelerato questo processo di presa di consapevolezza rispetto ai benefici della digitalizzazione, quanto meno rispetto ai metodi di lavoro standard.

Torniamo, per esempio, a quel concetto di interoperabilità che abbiamo citato prima, estendendolo ad un sistema di lavoro più che un sistema di mera conversione di dati. Direi che in questo momento ci troviamo in una fase di passaggio tra processo classico e BIM, e tra il BIM utilizzato come efficace metodo di gestione interna e un openBIM volto alla collaborazione verso l'esterno. Questa fase ci obbliga a diventare attori di una necessaria diffusione della cultura dell'openBIM tra operatori e amministratori pubblici e prevede una costante e continua formazione del personale tecnico e amministrativo.

 Quello che mi auspico personalmente è che il lavoro che stiamo facendo in Agenzia non risulti soltanto utile a noi, ma che possa essere compreso e apprezzato dagli operatori del settore e magari anche di sostegno ed esempio per le altre stazioni appaltanti, non fosse altro che per gli evidenti, reali e quantificabili benefici che implementare questo metodo comporta.


PILLOLE di BIM: Linea Guida Libreria BIM di RFI

Engisis in collaborazione con RFI per la rubrica Pillole di BIM su “La Tecnica Professionale”.

Engisis ha collaborato con RFI alla stesura di un articolo per La Tecnica Professionale, nel quadro della rubrica Pillole di BIM. Questa rubrica ha lo scopo di condividere le esperienze in ambito BIM nel settore ferroviario e stimolare una discussione sul tema.

Pertanto, nella pubblicazione di dicembre 2020, si presentano i bisogni e il processo che hanno portato la produzione della “Linea Guida Libreria BIM” di RFI.

Si tratta di una Linea Guida per la creazione e la strutturazione di una libreria per la modellazione BIM a supporto della manutenzione degli asset ferroviari di RFI.

Di fatti, il principale Uso BIM coperto è quello della “creazione di un modello BIM a supporto dell’integrazione delle informazioni con il sistema di gestione della manutenzione INRete 2000”.

Un passo importante, quindi, per l’introduzione del BIM in azienda!

L’articolo delinea un percorso ampio, che inizia con una breve introduzione a concetti di gestione manutentiva di un asset ferroviario. Continua poi con un processo di classificazione degli asset stessi, per volgere poi l’attenzione al processo evolutivo che ha portato alla redazione della Linea Guida. Un’evoluzione che va dall'impostazione di regole, fino all'individuazione di Tipologici. Questi sono stati catalogati a partire dal concetto di Oggetto presente nello standard IFC (vedi articolo precedente).

Ci saranno altri articoli interessanti nella rubrica nei mesi a venire. Non perdetevi gli aggiornamenti e seguiteci online!

 

 


Libreria openBIM: dall’ideazione all’utilizzo parte 2

Parte 2: Usi e contenuti di una Libreria OpenBIM

 

Dove eravamo rimasti?

Nel precedente articolo abbiamo iniziato a definire una Libreria openBIM, arrivando alla conclusione che si tratta di fatto di una collezione strutturata di Tipologici.

Inoltre, siamo arrivati alle seguenti conclusioni:

  • Un Tipologico è un elemento di Libreria;
  • Un Oggetto è l’occorrenza di un Tipologico;
  • Un Tipologico può non avere una forma;
  • Un Oggetto può non avere forma;
  • Un Tipologico definisce le informazioni comuni a tutte le occorrenze (Oggetti) di quel tipo;
  • La relazione tra Tipologico e Oggetto è definita da un modello dati;
  • Un esempio di modello dati è il modello dati IFC.

Con il presente articolo passiamo dal contenuto della Libreria openBIM, al suo utilizzo. A cosa serve una Libreria openBIM?  Come si gestisce la Libreria nella relazione tra committente e modellatore?

 

I vantaggi di una Libreria openBIM

Una Libreria openBIM non è necessaria alla modellazione. Non è neanche necessaria al processo di specifica o di validazione del modello. Tuttavia, risulta estremamente conveniente in tutti e tre i casi, qualora si vogliano creare ed utilizzare modelli di qualità, in qualità.

La qualità di un artefatto, e in particolare di un modello digitale, corrisponde difatti alla sua capacità di soddisfare i requisiti di chi lo richiede e lo utilizza. Il soggetto che richiede il modello, sia esso un soggetto esterno ad un’organizzazione (ad esempio il committente di un servizio di progettazione) o un soggetto interno (ad esempio il BIM coordinator di uno studio di progettazione), deve fornire i requisiti secondo cui il modello verrà accettato. A seguire, il soggetto che crea o aggiorna il modello produrrà, secondo i requisiti esplicitati, il modello digitale dell’opera, che verrà opportunamente validato dal richiedente.

Quale è la relazione tra il processo di domanda – offerta – validazione e una Libreria openBIM?

Una Libreria può essere usata dal richiedente per esplicitare parte dei requisiti. Da quali informazioni (dove per informazioni includiamo proprietà, relazioni e geometrie) devono essere caratterizzati gli Oggetti di uno specifico tipo?

La stessa Libreria può essere utilizzata dal modellatore per facilitare ed accelerare le attività di modellazione. Diventa quindi supporto al soggetto che risponde alla domanda. Il modellatore trova le informazioni e i vincoli degli Oggetti che deve modellare all’interno del Tipologico da cui discendono.

In ultimo, la validazione dei Tipologici di una Libreria utilizzata da un modellatore può essere propedeutica alla validazione dell’intero modello. La validazione della Libreria permette infatti di identificare, in anticipo rispetto alla consegna finale, eventuali logiche errate di modellazione o eventuali informazioni mancanti degli Oggetti da cui deriveranno i Tipologici.

L’utilizzo della dicotomia Tipologico-Oggetto in questo processo di domanda-offerta-validazione trova forma differente a seconda della fase e dell’uso del modello. Ad esempio, la Libreria utilizzata per la stima dei costi in progettazione definitiva è differente dalla Libreria utilizzata per l’approvvigionamento in cantiere. Quest’ultima è ancora differente dalla Libreria utilizzata per stimare il valore patrimoniale degli asset durante l’utilizzo del bene.

Utilità di una Libreria openBIM per il committente

Dal punto di vista di un committente, una Libreria openBIM permette di:

  • qualificare la domanda secondo i principi dell’interoperabilità. Un committente potrebbe mettere a disposizione dell’affidatario una Libreria basata su IFC, senza imporgli l’utilizzo di un particolare software;
  • incrementare l’affidabilità nei controlli dei modelli BIM, funzionali alla validazione. Gli Oggetti del modello provenienti dalla Libreria del committente richiedono uno sforzo di validazione minore rispetto ad altri Oggetti creati senza Libreria;
  • utilizzare una Libreria per scopi interni all’organizzazione. Un committente potrebbe editare un modello BIM utilizzando Oggetti provenienti dalla sua stessa Libreria; ad esempio per aggiornare i propri asset nel tempo.

Qualora un committente non abbia una propria Libreria openBIM strutturata, potrebbe fornire all’operatore esterno la specifica tecnica per crearla. Il committente potrebbe così richiedere la consegna della Libreria di Tipologici sviluppata, favorendo una strategia di raccolta, catalogazione, archiviazione e riutilizzo dei Tipologici nel tempo, sempre per usi e fasi ben definiti.

Un committente che avesse già una Libreria strutturata, potrebbe fornire all’operatore direttamente i Tipologici relativi alla fase e all’uso richiesto, attingendo dalla propria Libreria. L’operatore, in questo caso, non dovrà fare altro che istanziarli nel modello e valorizzare le proprietà richieste secondo indicazioni del committente.

Nel caso in cui un committente metta a disposizione dell’affidatario una Libreria, è estremamente importante che:

  • l’utilizzo della Libreria da parte dell’affidatario non vincoli le scelte di quest’ultimo. Questo vale in termini di soluzione progettuale o scelta di prodotti;
  • la Libreria non richieda la gestione di informazioni che siano eccessive rispetto all’uso e alla fase per i quali viene utilizzata.

Utilità di una Libreria openBIM per il modellatore

Come il committente deve qualificare la domanda, così l’operatore che risponda alla stessa deve fornire una risposta adeguata.

La possibilità di utilizzare una Libreria di Tipologici messa a disposizione dal committente, o generata secondo le specifiche del committente, permette all’operatore di:

  • ridurre i tempi di progettazione. La creazione di un Oggetto ex-novo richiede un tempo maggiore rispetto alla creazione di un Oggetto derivato da un Tipologico;
  • ridurre gli errori. La riduzione di errori porta ad una maggiore qualità dei modelli BIM prodotti, che saranno conformi alle esigenze del committente;
  • ridurre i tempi di verifica dei propri Modelli. La conformità può essere oggetto di una verifica più rapida, grazie al confronto con una domanda qualificata e dettagliata.

La gestione di una Libreria: un caso pratico

Poniamo un esempio in cui un committente che gestisce infrastrutture ferroviarie richieda ad un operatore esterno la progettazione di una stazione. Il committente, contestualmente alla documentazione contrattuale, fornirà all’operatore delle specifiche tecniche di modellazione degli Oggetti che costituiranno il modello della stazione ferroviaria. Gli Oggetti saranno di diversa natura, dal fabbricato, ai binari.

Il committente gestisce tre categorie di Tipologici:

  1. Tipologici aventi:
    • Un set di proprietà comuni;
    • Una rappresentazione geometrica (forma) standardizzata, che rappresenta una tra le possibili soluzioni progettuali, dove tali soluzioni sono in numero finito.
  2. Tipologici aventi:
    • Un set di proprietà comuni;
    • Una rappresentazione geometrica (forma) non standardizzata, che rappresenta una delle possibili infinite soluzioni progettuali.
  3. Tipologici aventi:
    • Un set di proprietà comuni;
    • Eventuali altre regole (es., regole di composizione, vincoli, …).
Tipologici della categoria 1

Il committente definisce la rappresentazione geometrica, le relative proprietà associate, e fornisce tutto ciò all’operatore a mezzo di formati aperti e non proprietari (es. IFC). Esempi di Tipologici con un set di proprietà comuni e geometria (forma) standardizzata sono: il segnale ferroviario, il deviatoio, ecc.

Dai Tipologici di categoria 1 possono derivare solamente gli Oggetti del tipo: Oggetti 3D (Elementi o Assemblati) a geometria standardizzata.

Tipologici delle categorie 2 e 3

Il committente fornisce all’operatore solamente la parte di informazioni alfanumeriche, sempre a mezzo di formati aperti e non proprietari (es. IFC, o semplicemente PDF), ma non l’eventuale rappresentazione geometrica. I Tipologici della categoria 3, infatti, non hanno forma; mentre quelli della categoria 2 non devono essere consegnati all’operatore in quanto ne vincolerebbero la capacità progettuale.

Esempi di Tipologici appartenenti alla categoria 3, e quindi senza rappresentazione geometrica (forma) sono: il fabbricato, gli impianti, ecc. Esempi di Tipologici appartenenti alla categoria 2, e quindi con rappresentazione geometrica (forma) non standardizzata sono: il gruppo elettrogeno, la centralina, le antenne, l’ACC, ecc.

Dai Tipologici di categoria 2 e 3 derivano solamente gli Oggetti del tipo: Oggetti 3D (Elementi o Assemblati) a geometria non standardizzata, Gruppi, Elementi Spaziali.

I primi, rappresentano una delle infinite possibili soluzioni alla specifica tecnica. Gli altri, come detto in un precedente articolo, non hanno geometria (forma) propria.

Figura 1- Dalla Libreria al Modello BIM

Per consentire all’operatore di produrre i Tipologici con geometria non standardizzata, il committente può fornire altre specifiche tecniche, manuali, e documentazione utile allo scopo. La particolarità di questi Tipologici deriva dal fatto che le risposte progettuali possono essere infinite.  Nell’esempio dell’Apparato Centrale Computerizzato (ACC), infatti, le risposte sono quasi infinite poiché i diversi fornitori di ACC potrebbero proporre una soluzione per ognuna delle combinazioni di componenti e configurazioni possibili.

A questo punto, l’operatore potrà:

  • Utilizzare quanto ricevuto per creare Oggetti nel modello BIM;
  • Utilizzare Tipologici della propria Libreria o della Libreria standard del tool di authoring, per creare altri Oggetti nel modello BIM. Questo vale per tutti gli Oggetti necessari al completamento del modello, per i quali non ha ricevuto specifica dal committente.

La figura di seguito riassume questo flusso:

Figura 2- Flusso tra committente e operatore esterno

Riassumendo

  • Una Libreria openBIM non è necessaria alla modellazione, al processo di specifica o di validazione del modello, ma è estremamente conveniente;
  • Una Libreria può essere utile sia a chi richiede che a chi produce un modello BIM, nel processo di domanda-offerta-validazione;
  • Una Libreria permette al Committente di qualificare la domanda e di incrementare l’affidabilità della validazione;
  • Una Libreria permette al modellatore di ridurre tempi ed errori di progettazione;
  • Nel caso in cui il committente metta a disposizione dell’affidatario una Libreria, è estremamente importante che l’utilizzo della Libreria da parte dell’affidatario vincoli le scelte progettuali di quest’ultimo; e che la Libreria non richieda la produzione eccessiva di informazioni rispetto all’uso e alla fase per i quali viene utilizzata;
  • Gruppi, Elementi Spaziali e Oggetti 3D a geometria non standardizzata possono derivare da Tipologici senza forma, aventi solamente un set di proprietà (e altre regole) comuni;
  • Oggetti 3D a geometria standardizzata possono derivare da Tipologici aventi forma e set di proprietà comuni.